venerdì 11 ottobre 2013

Caro Calvino


La mia illustrazione dedicata ad Italo Calvino accompagnata da un breve testo per la mostra Caro Calvino alla Casa delle Letterature a Roma e per il numero monografico di Orlando esplorazioni, in occasione del 90° anniversario della sua nascita.






Amo molto l'opera di Italo Calvino, direi anzi che ne sono stata molto influenzata durante la mia formazione e ricerca personale. La mia tesi di laurea all'Accademia era dedicata al concetto di leggerezza e prendeva appunto le mosse dal testo preparato per un ciclo di sei lezioni all'Università di Harvard previsto per l'autunno del 1985, ma mai tenutesi per la morte di Calvino avvenuta nel settembre dello stesso anno. I brevi saggi, dedicati a valori o qualità da portare nel nuovo millennio, sono raccolti nel piccolo e prezioso volume de Le lezioni americane.
Le intuizioni e le immagini riportate da Calvino mi hanno accompagnata nel corso degli anni, nella realizzazione di vari lavori, culminando, nell'anno passato, nell'organizzazione di una mostra collettiva, da me curata, dedicata proprio alla leggerezza (Segno di una notte d'estate, presso la Libreria Linea 451 di Torino). Perché la leggerezza? Per Calvino è la qualità che si oppone alla pesantezza del mondo, alla sua opacità, rendendo possibili un altro modo di leggere la realtà, una nuova capacità di analisi e riflessione. Da qui il richiamo al personaggio di Perseo, “eroe della leggerezza”, che “riesce a padroneggiare quel volto tremendo (quello della Gorgone), tenendolo nascosto, come prima l'aveva vinto guardandolo nello specchio”, poiché “è sempre in un rifiuto della visione diretta che sta la forza di Perseo, ma non in un rifiuto della realtà del mondo di mostri in cui gli è toccato di vivere, una realtà che egli porta con sé, che assume come proprio fardello”. Altrettanto allusiva è l'immagine di Guido Cavalcanti, che, in una novella del Decameron, intento a passeggiare tra i sepolcri di marmo davanti a una chiesa, fugge gli inviti dei coetanei della jeunesse dorée fiorentina, librandosi con un salto su una pietra tombale “sì come colui che leggerissimo era”. Calvino sceglierebbe come simbolo augurale del prossimo millennio proprio “l'agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d'automobili arrugginite”. Per me sono estremamente evocative le immagini figurali raccolte da Calvino, dal pulviscolo di atomi al software, dai messaggi del DNA agli impulsi dei neuroni, e ancor più quelle rintracciate nel mondo letterario, Don Quijote che infilza con la lancia una pala del mulino a vento e ne viene trasportato in aria, il passo danzante di Mercuzio, la luna di Leopardi, l'isola volante di Laputa, il cavaliere del secchio di Kafka, gli elementi minimi, “sottilissimi”, riconosciuti nei versi del Piccolo testamento di Montale, una poesia che è “una professione di fede nella persistenza di ciò che più sembra destinato a perire, e nei valori morali investiti nelle tracce più tenui”. Ricordo allora di dover portare sempre con me questi elementi, con le letture de Le città invisibili, de Le Cosmicomiche, di Marcovaldo..., e con grande piacere partecipo a quest'iniziativa. Auguri Maestro!

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